Benvenuti a un nuovo episodio de La favola del successo, oggi con noi abbiamo due ospiti davvero speciali: Alice Garbo e Andre Facchinelli, co-fondatori di Tartuforosa. Un progetto che non è solo innovazione, ma anche passione e cuore, dedicato agli animali e a chi li ama. In questa intervista parleremo di sicurezza, mobilità, cura e attenzione per i nostri amici pelosi, in particolare per quelli più fragili: i cani disabili.
Raccontateci un po’ come nasce Tartuforosa. Cosa c’è dietro questo nome curioso e soprattutto dietro questa idea così particolare?
Andre: “Il nostro progetto nasce, in realtà, come realizzazione di un sogno. Un sogno che ha preso forma nei corridoi della Scuola Italiana Design di Padova, il SID, dove io e Alice ci siamo conosciuti. In quel percorso, che è durato tre anni, non solo abbiamo imparato a progettare e innovare, ma ci siamo anche innamorati. È stato un momento cruciale della nostra vita, perché ha unito due percorsi: quello personale e quello professionale”.
Alice: “Sì, io in particolare, prima del SID, venivo da un’esperienza in un centro cinofilo. Avevo studiato per diventare educatrice cinofila e lavoravo con i cani quotidianamente. Questo mi ha dato una conoscenza molto concreta del mondo animale e delle esigenze vere dei cani – non solo dal punto di vista affettivo, ma anche tecnico, pratico. Andre invece non aveva mai avuto un legame diretto con gli animali fino a quel momento, eppure…”.
Andre: “Eppure mi sono innamorato anche di quel mondo! È stato proprio grazie ad Alice che ho scoperto quanto possa essere profondo il legame con un cane, quanto possa cambiare la vita. È stato un risveglio emotivo, direi. E da lì abbiamo deciso: proviamo a creare qualcosa che unisca il design con questa nuova passione comune”.
E questo qualcosa si chiama Tartuforosa, un nome tenero, quasi fiabesco…
Alice: “Esatto, volevamo un nome che evocasse il nasino dei cani – il tartufo – ma anche qualcosa di affettuoso, morbido. E il rosa è un colore che per noi rappresenta la cura, la gentilezza, l’amore”.
Parliamo allora del vostro primo prodotto. Sappiamo che si tratta di qualcosa di davvero unico. Ci volete raccontare?
Andre: “Il nostro primo prodotto si chiama Armadillo, ed è un trasportino brevettato con airbag. L’idea è nata perché ci siamo chiesti: “Perché il trasporto dei cani in auto è ancora così poco sicuro?” Spesso vengono usati trasportini in plastica dura, senza protezioni, e in caso di incidente il cane rischia moltissimo”.
Alice: “Armadillo ha al suo interno dei tubolari gonfiabili, che funzionano come veri e propri airbag. In caso di urti o frenate improvvise, questi cuscini assorbono l’impatto, proteggendo l’animale da traumi. È un’idea che nasce da un’esigenza reale e da una mancanza nel mercato. Noi volevamo colmare quel vuoto”.
È una cosa davvero rivoluzionaria. La sicurezza dell’animale durante il trasporto è un tema che non viene affrontato spesso, ma è fondamentale, è sicuramente qualcosa di cui ciascuno si preoccupa per il proprio pet…
Andre: “Verissimo. E non parliamo solo di incidenti. Anche una semplice frenata brusca può far sbattere il cane contro le pareti del trasportino. Armadillo previene questi rischi in modo intelligente. È anche progettato con materiali resistenti e lavabili, ovviamente. L’estetica non è mai fine a sé stessa: è funzionale alla protezione”.
E qui entra anche il tema dell’innovazione, ma soprattutto dell’amore. Si vede che c’è una cura profonda per i dettagli. Ma non vi siete fermati qui, giusto?
Alice: “No, infatti. Armadillo è stato solo l’inizio. Abbiamo poi lanciato anche una linea benessere per il cane – shampoo, mousse, detergenti naturali, vegani, tutti dermatologicamente testati e adatti anche ai cani più sensibili. L’idea era: se ci prendiamo cura della loro sicurezza, dobbiamo prenderci cura anche della loro pelle, del loro pelo, della loro igiene quotidiana”.
Il vostro sembra proprio un approccio a 360 gradi: sicurezza, igiene, salute…
Alice: “Esatto. Non volevamo limitarci a un solo ambito. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di migliorare la qualità della vita del cane e quella del suo compagno umano. E questo significa anche coccolare, curare e prevenire”.
Andre: “Ad esempio, abbiamo sviluppato anche dei cuscini ortopedici in Memory Foam. La maggior parte dei cuscini per cani in commercio sono solo imbottiti, senza nessuna attenzione alla postura o al sostegno articolare. Noi abbiamo pensato a un supporto reale: un materiale che si adatta al corpo del cane distribuisce il peso in modo omogeneo e lo aiuta sia nel riposo che nella deambulazione, soprattutto se si tratta di cuccioli in crescita o cani anziani”.
Alice: “E anche qui ci siamo voluti differenziare. La fodera che utilizziamo è antimacchia, antibatterica, e ha una qualità alberghiera: garantita 5 anni, resistente all’abrasione e Made in Italy. Non è solo bella da vedere, è pensata per durare nel tempo e per facilitare la vita di chi ha un cane in casa”.
Apriamo ora un capitolo importante. Parliamo dei cani disabili. È un tema toccante, ma spesso sottovalutato. Raccontateci cosa state facendo in questo ambito…
Andre: “Il cane disabile è spesso un “fantasma” nel mercato pet. Pochissimi si preoccupano delle sue reali necessità. Ma è una condizione che riguarda migliaia di famiglie. Parliamo di cani che hanno perso l’uso delle zampe posteriori, cani anziani con problemi articolari, animali che hanno subito incidenti…”
Alice: “È qui che nasce l’idea di Lectica. In realtà abbiamo due versioni. La prima è una portantina da viaggio, pensata per situazioni di emergenza o difficoltà in ambienti esterni. Immagina una passeggiata in montagna: il cane si fa male, come lo porti via? Lectica è leggera, resistente, e permette di sollevarlo senza causargli ulteriori danni”.
Andre: “L’altra versione è pensata per l’uso domestico: un cuscino in Memory Foam dotato di cinghie. Se il cane ha difficoltà ad alzarsi, la persona può aiutarlo semplicemente con una leggera trazione, senza sollevarlo di peso. È un sistema pensato anche per chi vive da solo o non ha molta forza fisica. Parliamo di cani che magari pesano 30 o 40 kg. Non è facile da gestire, soprattutto se si è anziani o si vive da soli”.
Questa è innovazione vera! Avete creato un ponte tra il bisogno reale e la progettazione. E poi colpisce un altro aspetto: la dimensione umana. Anche i padroni hanno bisogno di aiuto, vero?
Alice: “Esattamente. Noi vogliamo prenderci cura sia del cane che del suo umano. Quando un cane diventa disabile, tutta la routine familiare cambia. E spesso ci si trova soli, disorientati. Lectica non è solo un prodotto: è uno strumento di dignità”.
Ascoltandovi, si comprende che ci sarebbe spazio per un progetto ancora più grande. Un’idea che coinvolga i lettori, le persone che vivono quotidianamente questi problemi…
Andre: “È ciò che crediamo anche noi, per questo vorremmo avviare una sorta di progettazione partecipata, dove le persone che vivono con cani disabili possano contribuire con la loro esperienza diretta: raccontare, segnalare difficoltà, proporre miglioramenti”.
Alice: “Ci piacerebbe raccogliere tutto questo materiale in una sorta di case history. Un libro, ma anche un manuale pratico. Una guida che parte dalle esperienze vere delle persone”.
Una bellissima visione! È un progetto che unisce empatia, funzionalità e design. Si potrebbe creare un questionario semplice, distribuire un PDF, raccogliere dati. Nulla di costoso, ma ricco di valore. E magari, far nascere un nuovo prodotto co-creato con la community… A proposito di coinvolgimento del pubblico, avete già avuto qualche esperienza diretta che vi ha ispirato o che può rappresentare un esempio concreto di come i vostri prodotti abbiano migliorato l’interazione fra le persone e i loro pet?
Alice: “Sì, assolutamente. Conosciamo una ragazza disabile che vive con un cane disabile. È una delle prime con cui abbiamo parlato quando abbiamo iniziato a ragionare su Lectica. Lei ci ha aiutati moltissimo a capire le vere difficoltà quotidiane. Non solo ci ha raccontato i problemi, ma ha anche collaborato con noi nel testare soluzioni”.
Andre: “Con lei abbiamo provato diverse varianti, adattamenti, piccole migliorie. È stato un processo molto umano, quasi commovente. Quando le abbiamo consegnato Lectica, ci ha detto che per la prima volta riusciva a muovere il cane senza rischiare di fargli male e senza dolore fisico per lei. Poteva sollevarlo in modo controllato, aiutandolo ad alzarsi al mattino o a spostarsi dal divano al trasportino”.
Alice: “Il cane, tra l’altro, aveva bisogno di essere scaldato prima di mettersi in piedi perché, dopo la notte era rigido. Con Lectica riuscivano a fare quel piccolo “slancio” che serviva ad attivarlo. Un gesto semplice, ma che cambia tutto nella routine di una famiglia”.
Ecco, questo è sicuramente il cuore del vostro lavoro: dare autonomia e dignità a chi se ne prende cura. Non è solo pet design, è design sociale!
Andre: “È proprio così. Noi lo diciamo sempre: vogliamo rendere la vita più semplice, più serena. Per gli animali e per chi li ama. Non c’è niente di più frustrante per una persona che non poter aiutare il proprio cane nel momento del bisogno. Avere gli strumenti giusti cambia tutto”.
È un bellissimo concetto quello che avete espresso: non progettare per moda, ma per scopo. “Made for Purpose”!
Alice: “Sì, ogni nostro prodotto nasce da un’esigenza reale. Non seguiamo trend solo per venderli, ma cerchiamo di rispondere a bisogni veri. Questo vale anche per la scelta dei materiali, delle forme, dell’esperienza d’uso”.
Andre: “E soprattutto ci mettiamo in ascolto. La fase di co-creazione che vorremmo attivare sarà proprio questo: dare voce a chi non viene mai ascoltato. Ci sono centinaia di famiglie che vivono situazioni di difficoltà con i loro animali, ma non trovano soluzioni nel mercato tradizionale”.
Quindi il vostro prossimo passo sarà quello di creare una community? Una rete di persone che raccontano e partecipano?
Alice: “Sì. Vogliamo creare una mappa dei bisogni. Ogni testimonianza sarà utile per affinare i prodotti. Partiremo anche con piccoli sondaggi, magari interviste telefoniche, questionari. E il tutto sarà raccolto in un progetto editoriale”.
Andre: “Stiamo pensando a un libro-manuale che unisca le nostre competenze tecniche, le storie vere e i consigli pratici per la gestione quotidiana del cane disabile. Ma anche un testo ispirazionale, che dimostri che con gli strumenti giusti si può continuare a vivere una vita piena”.
Pensate che il vostro approccio possa avere un impatto anche al di fuori del mondo dei pet?
Andre: “Assolutamente sì. Molte soluzioni che abbiamo sviluppato nascono da un pensiero universale: come rendere la cura più semplice, più accessibile, più empatica. Quando si parla di accessibilità, spesso si pensa alle barriere architettoniche. Noi vogliamo parlare di barriere relazionali, emotive, cognitive. Persone che non si sentono in grado, che si sentono sole davanti a un problema enorme come la disabilità del proprio cane”.
Alice: “L’accessibilità, per noi, vuol dire anche dare strumenti pratici a chi non può permettersi un’assistenza professionale continua. Se posso aiutarti con un cuscino, una portantina, un trasportino sicuro, sto già cambiando il tuo quotidiano. E non serve sempre un team medico o attrezzature costosissime”.
E questo significa anche entrare in empatia, ascoltare veramente. Che tipo di feedback ricevete dalle persone?
Alice: “Molte persone ci scrivono per ringraziarci. Anche solo dopo aver visto un post, letto un consiglio sul nostro sito o ricevuto il prodotto. E spesso il messaggio è questo: “Non mi sento più solo”. Questo per noi è il riconoscimento più bello. Quando una persona si sente meno sola, vuol dire che stai facendo bene il tuo lavoro”.
Andre: “L’ascolto è tutto. Se vuoi progettare qualcosa che serva davvero, devi saper ascoltare. Altrimenti stai solo creando oggetti che non parlano a nessuno. Il design per noi è uno strumento sociale”.
Questo potrebbe essere anche il cuore del vostro libro, che potrebbe intitolarsi proprio “Mobilità sicura per cani disabili” e non sarebbe solo il racconto di una startup, ma una guida partecipata, che nasce da tante piccole voci…
Alice: “Sarebbe perfetto. Lo immaginiamo proprio così: un libro che non sia solo nostro, ma della community. Dove il lettore diventa protagonista. Dove chi ha vissuto una situazione difficile può raccontarla, e magari aiutare un’altra persona”.
Andre: “Potremmo pensare anche a una parte pratica: schede tecniche, consigli per il trasporto, l’igiene, la postura. Un piccolo vademecum. E poi case study, testimonianze, contributi esterni. Sarebbe un libro ibrido: emozionale, tecnico, utile”.
Sarebbe anche uno strumento potente dal punto di vista della comunicazione. Un libro del genere non ha bisogno di pubblicità, perché si diffonde con il passaparola. Tocca il cuore, risponde a un bisogno reale. Potrebbe diventare una case history italiana sull’innovazione pet, e molto di più…
Alice: “Noi ci crediamo tanto. Ci basta trovare una rete di persone disposte a collaborare, anche solo rispondendo a un questionario. Non c’è bisogno di grandi budget: bastano autenticità e ascolto”.
In tutto quello che dite, si sente forte una filosofia che va oltre il business. Quasi una missione. È così?
Andre: “Sì, noi ci sentiamo in dovere di usare quello che sappiamo – il design, la progettazione, la creatività – per fare qualcosa che abbia un impatto concreto. Non vogliamo solo vendere prodotti. Vogliamo migliorare le vite”.
Alice: “Il nostro è un design che parte dall’affetto, dalla cura. Vogliamo che le persone sentano che c’è qualcuno che pensa a loro, e ai loro cani, nei momenti difficili. Quando il cane è malato, anziano, disabile… è lì che vogliamo essere presenti”.
Avete scelto di fare tutto ciò in Italia, con una produzione curata, sostenibile, innovativa. Quanto conta per voi l’identità italiana?
Andre: “Moltissimo. Crediamo nel “Made in Italy” come valore umano e tecnico. L’Italia ha un patrimonio enorme in termini di manifattura, materiali, sensibilità artigianale. Noi cerchiamo fornitori italiani, ci confrontiamo con realtà locali. Perché un prodotto ben fatto è anche un prodotto giusto, etico”.
Alice: “E anche qui, vogliamo essere coerenti. Se parliamo di benessere, non possiamo ignorare l’impatto ambientale, la qualità dei materiali, il rispetto per chi lavora. Tutto è collegato”.
Bene, siamo arrivati alla fine di questa bellissima intervista, non ci resta che ringraziarvi, non solo per quello che fate, ma per come lo fate. In un mondo spesso guidato dalla fretta e dal profitto, voi scegliete l’ascolto, la progettazione lenta, la cura. Tartuforosa è un esempio straordinario di come il design possa davvero fare la differenza nella vita delle persone e degli animali. Per questo vorremmo lanciare un messaggio: chiunque stia ascoltando o leggendo questa intervista e viva una situazione difficile con il proprio cane, non si senta solo. Scrivete a Tartuforosa, partecipate, raccontate la vostra esperienza. Potreste non solo trovare una soluzione, ma anche aiutare qualcun altro!
Andre: “Grazie, davvero. Queste parole ci toccano profondamente. Noi ci siamo. Per ascoltare, per progettare, per imparare!”.
Alice: “E grazie per questa intervista, per l’attenzione sincera e il rispetto con cui avete accolto la nostra storia!”.