“Vita mea in arte est”: Veronica Fracasso immagina il suo libro con La Favola del Successo

Interviste

Benvenuti a tutti i lettori de La Favola del Successo. Oggi ho l’onore di accogliere un’artista che non solo crea, ma interpreta l’emozione umana sulla tela. Parliamo di Veronica Fracasso, un nome che si sta affermando come punto di riferimento per un’arte sensibile, tridimensionale e profondamente empatica.

Veronica, grazie per essere qui con noi!

“Grazie a voi, e grazie a chi ci ascolta e legge. È un piacere poter raccontare qualcosa di me, ma soprattutto di ciò che l’arte può fare per le persone”.

Veronica, nel backstage, parlavamo della tua proposta così originale: rendere le emozioni materiche. Un’espressione potente. Come si fa a trasformare qualcosa di intimo e invisibile come un’emozione in materia viva?

“È una necessità. Quando un’emozione mi attraversa, non resta solo dentro di me. La vivo, la mastico e poi, inevitabilmente, la trasformo. Ho bisogno di “scaricarla” sulla tela, di darle una forma, un colore, una presenza fisica. Le emozioni e i sentimenti – che sono due cose distinte – trovano la loro manifestazione nei miei dipinti. Anche se con la pittura la differenza tra emozione e sentimento può sfumare, io so sempre cosa sto trasferendo”.

Quindi possiamo dire che l’emozione, nel tuo caso, non è solo ispirazione, ma anche un motore?

“Assolutamente. Quando dipingo non improvviso. Ogni gesto, ogni colore, ogni materiale è un passo di un percorso che parte da me ma vuole arrivare a chi guarda. Il dipinto non nasce solo da un’urgenza, ma da una comprensione. È il frutto di qualcosa vissuto, elaborato e solo dopo espresso”.

Tu non parli di quadri, ma di dipinti. C’è un motivo profondo dietro questa scelta, vero?

“Sì, perché un “quadro” per definizione è inquadrato, delimitato, confinato. Il mio dipinto, invece, è un’emozione aperta, che si proietta. La cornice sarebbe come mettere delle sbarre attorno a qualcosa che deve essere libero. E poi, c’è una differenza anche materiale. Il quadro è spesso costruito, rifinito, sistemato. Io parto da una tela nuda, la tratto, la modifico, ma non la “nobilito”. Perché la nobiltà sta nell’autenticità dell’emozione”.

Una delle idee più belle che abbiamo toccato è quella di usare i tuoi dipinti per rappresentare le emozioni degli altri. Raccontaci qualcosa di questa tua “arte su commissione emotiva”…

“Le persone mi scrivono, mi raccontano le loro storie. Alcuni mandano schizzi, audio, messaggi, anche solo tre parole. A me basta questo. Io riesco a vedere quell’emozione e darle forma. È come se mi prestassero il loro cuore per un attimo, e io lo traducessi in immagine. Molte persone hanno emozioni che non sanno nemmeno nominare. Eppure vogliono vederle, comprenderle. Io do loro un nome, una consistenza. È un modo per affrontare i propri sentimenti, anche quelli più oscuri”.

La tua tecnica è in costante evoluzione: sei passata da pochi colori all’intero spettro cromatico. Che cosa ha guidato questa evoluzione?

“All’inizio usavo solo 4 colori. Era una scelta legata a una fase emotiva, forse anche limitante. Poi ho sentito il bisogno di aprirmi. Ogni giorno mi risveglio diversa. Io dico sempre: “Vado a dormire e muoio. Mi sveglio e rinasco.” E così anche la mia arte cambia, si rinnova, si espande”.

È un’identità completa fra vita e arte quella che tu vivi, Veronica. Questo ci dà lo spunto per immaginare un titolo per il libro che speriamo un giorno realizzerai. Cosa ne dici di “Vita mea in arte est”?

“È sicuramente un titolo che mi rappresenta!”.

Siamo ormai giunti a conclusione della nostra intervista è stata molto più di una chiacchierata: è stato un viaggio nella consapevolezza, nell’emozione, nella creatività e per questo ti ringraziamo di cuore!

“Grazie a voi! E a chi ci legge e ci ascolta un grande augurio: quello di trovare il coraggio di sentire. Di non aver paura delle proprie emozioni, nemmeno di quelle più dolorose. Perché anche un trauma può diventare arte. Anche una ferita può diventare luce”.

 

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A VERONICA FRACASSO:

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